IMMAGINAZIONE AL POTERE !
in Francia, la rivolta degli studenti nel maggio ‘68 non è tanto una ribellione politica bensì, soprattutto, una rivoluzione culturale. Presenta apparenze politiche: gergo rivoluzionario, messaggi sovversivi, barricate, scontri con la polizia, esibizione di icone insorte (Lenin, Mao, Ho Chi Minh, Che Guevara). Ma in nessun momento gli studenti si propongono seriamente la presa del potere, modo principale di portare a termine una rivoluzione politica, di modificare le strutture della proprietà e di cambiare le relazioni di dominio. L’epicureismo prevale come dimostra lo slogan: “La rivoluzione cessa a partire dal momento in cui bisogna sacrificarsi per lei”.
Intrisi di marxismo, e più ancora di freudismo, di surrealismo, di situazionismo e di spirito libertario, nutriti di pubblicità e dipendenti dalla cultura di massa, i giovani insorti francesi elaborano a caldo (“dal vivo” direbbe la televisione) quello che potremmo chiamare una rivoluzione pop (alludendo alla pop-art). Quella creatività, e l’edonismo che l'impregna, è ciò che vale loro la simpatia universale.
Mettono in crisi l’autorità e tutti i sistemi gerarchici verticali: famiglia, scuola, Chiesa, esercito, partito, edificio, impresa. Nessuna di queste istituzioni sarà più uguale (si pensi al declino del Partito Comunista).Sgombrano nuovi territori, ignorati dalla politica: femminismo, uguaglianza di genere, liberazione omosessuale, ecologia. Reclamano il diritto all’utopia (“L'immaginazione al potere!”). Ed annunciano, e denunciano, l’inesorabile tirannia della società di consumo (“Consumate di più, vivrete di meno”). Maggio ‘68 sembrava rispondere all’ingiunzione di Marx di “trasformare il mondo”. In realtà rispose al postulato di Rimbaud di “cambiare la vita”.
tratto da un articolo di Ignacio Ramonet
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